Una dieta di martedì grassi

 
Il "martedì grasso" rappresenta quel giorno lì, quello in cui puoi sentirti in colpa da morire oppure avere la consapevolezza di poter ricominciare. 
 
In senso religioso, è l'ultimo giorno prima della Quaresima. In senso dietetico, significa che da domani si chiudono le gozzoviglie del Carnevale (a Milano il tutto è posticipato di qualche giorno, per via del rito Ambrosiano che fa iniziare più tardi la Quaresima).
Eppure questa è una situazione che capita spesso, intendo quella dei buoni propositi intralciati da qualche occasione golosa. A parte Natale, Carnevale, Pasqua e compleanni vari, ogni giorno abbiamo a disposizione grandi quantità di cibo e migliaia di ragioni per utilizzarlo o anche abusarne. Un collega che festeggia una promozione, un amico che si sposa, un anniversario, S. Valentino, una laurea, ecc... ma anche un litigio col partner, ansia per una serie di preoccupazioni, insonnia, solitudine, insoddisfazione, rabbia repressa e tanto altro ancora. Tante, troppe situazioni che possono dirottare chi è a dieta.
Ecco che il cibo, da sostegno per la vita e momento di piacere da condividere, assume tutto un altro ruolo, diventa una valvola di sfogo, consolatorio, di conforto, sedativo, ansiolitico e antidepressivo. Un rifugio. Molti pensano che l'atto di mangiare in eccesso sia una forma di autolesionismo volontario, una mancanza d'amore verso se stessi o una mancanza di volontà. Non è così. Chi si rivolge al cibo lo fa per uno scopo puramente benefico: in quel momento esso rappresenta l'unica via d'uscita a uno stato di malessere, apparentemente non gestibile in altro modo. Le conseguenze di un eccesso di cibo (banalmente, l'ingrassare) sono gli effetti secondari, non lo scopo primario di chi mangia troppo. 
Molte, moltissime persone utilizzano il cibo in questo modo, e sperimentano continuamente il senso di colpa per aver esagerato.
Piccoli sensi di colpa per una persona normopeso o magra, che mantiene un buon controllo sulla propria forma fisica; grande e insopportabile senso di colpa per una persona sovrappeso o obesa, che tenta in ogni modo di dimagrire e vede nello "sgarro" la rovina dei propri sforzi. Senso di colpa, vergogna e sensazione di sconfitta/perdita di controllo sono tra le emozioni più deteminanti nel fallimento di una dieta.
 

Quali sono i punti su cui lavorare?

Molto è racchiuso in quel non saper vivere i propri pensieri ed emozioni in modo diverso e doverli per forza comprimere o sedare attraverso il cibo. Alcune persone piuttosto che arrabbiarsi quando ricevono un torto e farsi valere con chi ha recato loro danno, si rimpinzano di cibo. Altre persone quando sono molto tristi invece di piangere o cercare di capire quali siano le cause di quell'emozione, si consolano mangiando. E così via. Chi più chi meno, funzioniamo un pò tutti così. Il primo passo è riconoscere quali siano i meccanismi che innescano il rivolgersi al cibo e pian piano trovare delle soluzioni alternative. Ci vuole davvero molto tempo per scardinare il processo, che con molta probabilità si ripete ciclicamente da anni e con cui si è imparato a sopravvivere. Si, perché nonostante sia un comportamento disfunzionale, ha una sua parte di utilità nel proteggere il soggetto da emozioni o pensieri altrimenti non tollerabili. In questi casi, la soluzione non è seguire più ferreamente una nuova dieta ma cercare, all'opposto, di essere maggiormente comprensivi verso se stessi.
Può essere molto utile imparare a sperimentare quelle emozioni che spaventano così tanto, provando a viverle e basta, per esempio. Altre volte invece, si può semplicemente concedersi una coccola col cibo, nella consapevolezza di quanto sta accadendo e senza farsi sopraffare dal senso di colpa né trasformando il piccolo "sgarro" in un'abbuffata fuori controllo.
 

La dieta è un percorso

Molto altro ancora sta nel non saper vivere "la dieta" come un percorso, fatto di salite, discese, buche e pianure. Seguire con successo un percorso la cui finalità è una modifica fisica e mentale, a lungo termine, non significa essere perfetti, essere rigidi, essere infallibili. Questa è una visione irrealistica della dieta. E della vita, più in generale. Quando cadiamo, per quanto male faccia, ci rialziamo sempre in piedi, più o meno velocemente, perché restare fermi per terra non è la nostra condizione ideale. Con la dieta è la stessa cosa: aver ecceduto durante le feste di Natale, qualche chiacchiera di troppo a Carnevale, un pezzo di uovo di cioccolato a Pasqua, beh questi momenti sono solo delle piccole pause che non meritano di essere erette a tragedia e fallimento della dieta e della propria vita.
E' proprio quando si desidera imparare a mangiare meglio che bisogna accettare di fare pace col cibo e costruire un nuovo equilibrio. Quell'equilibrio che non c'è o non c'è mai stato e che vi ha condotti a pensare sempre "o tutto o nulla", "dieta-non dieta", "bianco-nero".
E attenzione, che tutto questo prescinde totalmente dalla forza di volontà. Rigidità e schematismi non vi saranno di alcun aiuto.
Più si è inflessibili, più si è scrupolosi con la dieta e più sarà facile abbandonare tutto al primo scoglio e cadere vittime del senso di colpa.
Se sperate che stando a dieta vi passi la voglia di mangiare con gusto o determinati cibi inizino a piacervi meno, devo darvi una terribile notizia: non solo questo non accadrà, ma anzi, il tabù e la proibizione ferrea di certi alimenti li renderanno ancora più appetibili e desiderati. Con i risultati che ben conoscete (tot settimane o mesi di dieta → perdita di peso → momento di difficoltà → sgarro o periodo di sgarri → non-dieta → riaccumulo di peso, spesso con gli interessi). Già vi avevo parlato delle insidie del mettersi a dieta. La soluzione, quindi, sta proprio nel cedere a qualche tentazione e viverla in modo totalmente nuovo e diverso. Nello sperimentare una sana ma moderata indulgenza, fatta di piacevoli concessioni e priva di connotazioni di colpa. La vera conquista dovrà essere imparare a mangiare un solo cioccolatino, non sperare di non toccarne mai più uno, perché se così farete alla prima difficoltà mangerete tutta la scatola, anziché fermarvi in tempo.
 

Il rinforzo positivo

Infine, il rinforzo positivo. Quando vi capita di non aver perso il peso che speravate oppure di aver avuto un periodo di sgarri che vi mette in crisi, cercate di focalizzare la vostra attenzione su tutti i traguardi e gli effetti benefici del vostro percorso finora raggiunti. Non può essere tutto negativo, tanto impegno non può annullarsi solo perché siete stati umanamente imperfetti. Concentratevi sull'aumentato benessere, anche sul semplice fatto che da quando mangiate in modo più sano e fate più movimento salite una rampa di scale con molta agilità in più rispetto a un tempo, o che molti abiti vi stanno più comodi. Osservatevi con occhi benevoli, cogliendo i cambiamenti positivi del vostro corpo che si alleggerisce e non vedendolo solo come la negazione di quello che ancora non siete diventati. Datevi tempo e nel frattempo fate di tutto per rinforzare la vostra motivazione, non per smontarla. Convogliate le energie verso il successo e non nell'autocritica.
Di qui il senso del titolo di questo post: fate che ogni piccolo momento di "allontanamento" dalla dieta sia invece un nuovo inizio e non un fallimento. Datevi ancora una possibilità, e un'altra ancora. Sperimentate la moderazione. Accettate e apprezzate che esistano le feste, "gli sgarri", i momenti di fatica, i momenti di gioia. Non vedete tutto bianco o tutto nero.
 
Mangiare è vita, e la vita è un'infinità di sfumature di colori diversi.
 
La foto di questo post è di gnuckx su Flickr