Creme spalmabili e polemiche

Arriva l’estate e non so, sarà il caldo o la stanchezza dell’anno lavorativo alle spalle, ma noto che molto spesso si passa il tempo a promuovere petizioni e campagne che, a mio avviso, tendono al superfluo di fronte a problematiche ben più serie.
Boicottaggi che sanno più di antipatia personale per il colosso industriale di turno (o per un Paese produttore in particolare) che di vera campagna d’informazione rivolta al cittadino, per ragguagliarlo e proteggerlo da truffe e fuffa di vario genere.
Sto parlando di questa crociata che da inizio giugno sta imperversando contro la crema spalmabile nazional popolare che più ci rende famosi all’estero.

Una sintesi delle polemiche
Tutto ha avuto inizio con la ministra francese dell’ecologia, che ha invitato la popolazione a non mangiare più il prodotto, perché troppo ricco di olio di palma la cui produzione causerebbe massiccia deforestazione (condizionale messo di proposito, perché purtroppo esistono altri grassi vegetali la cui produzione causa molta più deforestazione dell’olio di palma, come testimonia Marco Giovannoni, agronomo tropicalista).

I commenti e le polemiche sul prodotto sono continuate su svariate testate, tra cui un’organizzazione tedesca d’informazione che ha creato un’accattivante infografica: gli ingredienti della crema spalmabile sono disposti separatamente tra loro all’interno del barattolo, con spessori proporzionali al quantitativo realmente contenuto.  Appare evidente la preponderanza dello zucchero (che quindi colloca il prodotto tra i dolci). 
Di qui, sono seguiti svariati commenti al vetriolo, tra cui quelli de Il fatto Alimentare, che chiosa il proprio articolo suggerendo un elenco di 50 creme spalmabili dolci preferibili al prodotto incriminato.

Il parere di un nutrizionista
Mi è piaciuto molto il pezzo di uno stimato collega, il dott. Giuliano Parpaglioni, che sul suo blog, partendo dalla vicenda della ministra francese, argomenta con grande professionalità ed equilibrio. Nella sua dissertazione, infatti, riconosce che il prodotto non è una crema di nocciole bensì una crema dolce spalmabile, da annoverare tra i dolci, che come tutti ben sappiamo devono essere presenti nella nostra alimentazione in minima parte. Invita pertanto a non abusare del prodotto ma nemmeno ad avere una visione estremista.

I punti critici di Ségolène Royal
Mi sembra doveroso sottolineare quanto sia riduttivo condannare un unico prodotto alimentare per il forte impatto ambientale, quando l’industria alimentare di tutti i Paesi più ricchi ci rifila ogni giorno a basso costo cibo fatto con ingredienti che ammazzano letteralmente il nostro pianeta, sia dal punto di vista ecologico sia da quello sociale, con sfruttamento dei Paesi poveri e condizioni lavorative al limite della disumanità. E non parliamo dell’impatto sulla nostra salute che hanno questi cibi, di cui si fa un uso ben più largo che una crema spalmabile. Che la ministra dia un occhio pure a casa sua, dove la Danone non credo commercializzi elisir di lunga vita e nemmeno le politiche nei vari Paesi colonizzati nei secoli dalla Francia siano così a misura d’uomo. Insomma: non puntiamo il dito contro un solo colpevole, ma facciamoci un bell'esame di coscienza e affrontiamo i problemi con maggiore serietà e consapevolezza.

I consigli dei vari "esperti" e l'elenco di prodotti alternativi
Quando ho letto che esistevano in commercio ben 50 alternative di crema spalmabile, migliori della marca incriminata, potrete immaginare come mi si sono illuminati gli occhi! Cavolo, davvero ci sono così tanti prodotti che non contengano i famigeratissimi zucchero bianco e olio di palma?!?

Sorvolo su quello che penso dell’olio di palma e del suo impatto sulla salute umana, tuttavia se siete curiosi potete approfondire l’argomento con un mio articolo ad hoc, che ho scritto proprio poco tempo fa.
Bene, con santa pazienza mi sono snocciolata il lungo elenco così diligentemente compilato da Il fatto Alimentare e…che ti vado a scoprire?

Sui 50 prodotti nominati:

  • 30 contengono nocciole come primo ingrediente, tuttavia di questi solo alcuni hanno percentuali di nocciole sopra il 40%;
  • la metà dei prodotti contiene latte in polvere (ce lo chiediamo mai da dove arrivi? Latte di quale qualità? Beh sicuro non è latte di mucca d’alpeggio!);
  • 27 prodotti contengono zucchero di canna o di cocco o stevia o altri edulcoranti (mossa commerciale astitussima per dare al consumatore un’idea di “healthy”, cosa che francamente mi fa proprio ridere e su cui ho scritto ampiamente, sbugiardando altre credenze popolari);
  • 15 prodotti contengono oli di semi (girasole, riso, mais), ritenuti quindi da chi li ha messi nell’elenco più salutari dell’olio di palma (bah! Altro errore gravissimo e pressappochistico);
  • soltanto 11 prodotti contengono pochi ingredienti (3 o 4) e di elevata qualità, di cui davvero apprezzabili e da suggerire se ne evidenziano solo 3.
     

Avete capito bene: da 50 a 3! E tra l’altro quasi tutte le creme spalmabili bio sono tra quelle con gli ingredienti peggiori…
Eppure l’articolo sembra suggerire altro…sembra dire: “no alla ***, si a queste altre creme, che sono sane!”. E il prezzo maggiore, nella mente dell’acquirente, significa conferma di qualità.
Sapete in cosa si traducono in realtà queste “campagne”? In persone e pazienti, la cui domanda più frequente è: ”allora questo lo posso mangiare, giusto? Ho letto che fa bene, mentre quell’altro prodotto no”. E via a sfondarsi di crema bio allo zucchero di cocco.

Che posto ha una crema spalmabile nella nostra alimentazione
Facciamo un passo indietro: di che stiamo parlando? Di alimenti base della nostra dieta o di dolci, pertanto da consumarsi in piccole quantità e raramente?
Ergo: si, di sicuro ci sono prodotti migliori della crema incriminata, ma ricordiamoci che stiamo comunque sempre parlando di dolci, che, per quanto possano essere fatti bene e con ingredienti di elevata qualità, non sono e non devono diventare in ogni caso la base della nostra dieta quotidiana.
D’altra parte lo sanno anche i bambini: quando ti parlano della crema spalmabile lo fanno come se ti stessero svelando un loro segretissimo peccato di gola, tanto goloso quanto “proibito” dalla mamma, che tiene il vasetto ben lontano dalla portata di tutti e che lo sfodera in occasione di feste e compleanni. O almeno così dovrebbe essere…
Tutti sanno che la crema dolce spalmabile non è un toccasana, che i medici non la consigliano e che sicuramente fa ingrassare, eppure evidentemente c'è bisogno ogni tanto di fare del sano terrorismo, visto mai si riesca a far calare le vendite (o viceversa aumentarne il fascino!). 

Quale prodotto vi consiglio io
Se proprio volete togliervi lo sfizio di un’ottima crema dolce di nocciole, ogni tanto, puntate alla qualità elevata, quella vera. Per esempio con una crema spalmabile con più del 50% di nocciole e soli 4 ingredienti. Io un nome ce l’avrei da suggerire e lo faccio con immenso piacere: Guido Castagna +55, una crema di nocciole e cioccolato a cui manca solo la parola. Gli ingredienti? Nocciola Piemonte IGP 68% (avete letto bene!), zucchero, cacao, burro di cacao. STOP. Forse vi stupirà scoprire che nell’elenco gentilmente offerto da Il fatto Alimentare tale prodotto non sia neanche lontanamente nominato. Ah, quanta ignoranza!

Per chiudere
Tutta questa vicenda a me sembra solo un modo contorto ma efficace per fare ulteriore pubblicità a un prodotto che è già da tempo nel cuore dei consumatori, non facendo comprendere in realtà il vero punto della questione e istigando sterili polemiche tra sostenitori e detrattori, all'insegna dell'estremismo e di gran poco buon senso.
Chissà se chi l’attacca in verità non sia un suo accanito fan...

 

La foto di questo post è di Marco Lazzaroni su Flickr