Vuoi davvero fare pace col cibo? (parte 1)

Per quanto tu abbia sperimentato più e più volte che le diete sono inefficaci nel lungo termine (reminder: anche se la dieta X ti fa ottenere il tuo obiettivo, ma questo si dissolve entro 5 anni, significa che la dieta X non ha davvero funzionato) e tu sia oggettivamente stanco/a di richiudere il cerchio del circolo vizioso ancora una volta, potresti davvero fare fatica per accogliere ed accettare profondamente un metodo di tipo educativo e riabilitativo.
E non è questione di scarsa intelligenza.
Men che meno di scarsa forza di volontà.
Anzi: chi riscontra maggiori difficoltà è in genere proprio chi si è sempre fatto guidare molto dalla mente razionale nell'esperienza alimentare.
Potresti avere, in più, una tua personale resistenza al cambiamento.
Inoltre, siamo esseri modellati dalle abitudini e dai sistemi di credenze.
E per concludere, siamo immersi in una società fortemente legata alla cultura della dieta, talmente tanto che certi pensieri li attuiamo in modo automatico.
Vediamo questi aspetti punto per punto.

METODO EDUCATIVO E RESISTENZA AL CAMBIAMENTO

Una condizione di disagio legato alle diete (come il ciclicamente dimagrire/ingrassare) può rappresentare una sorta di routine conosciuta, che in qualche modo rassicura.
Per quanto rappresenti un cattivo funziomento, una persona imbrigliata in questo meccanismo potrebbe sentircisi in qualche modo affezionata perché di fatto "sa cosa lascia, ma non sa cosa trova". 
Non dimentichiamo che ognuno di noi rappresenta un sistema che tenderà sempre ad assestarsi su un equilibrio.
Cambiare significa innanzitutto perturbare l'equilibrio per ottenerne un altro.
Il successivo equilibrio potrebbe essere più vantaggioso, ma il sistema finché non lo avrà sperimentato farà fatica a spostarsi verso quel nuovo equilibrio.
Ecco perché in qualsiasi percorso di evoluzione (o di cambiamento) deve sempre prevedere una fase preliminare che valorizzi le leve motivazionali individuali.
E accompagni la persona a recuperare le proprie motivazioni più profonde.
Col metodo prescrittivo questo lavoro non esiste.
Ma non è così automatico abbandonare le diete, perché ci hai creduto da sempre e probabilmente ci credi molto ancora.

METODO EDUCATIVO E SISTEMI DI CREDENZE

Più diete avrai fatto in vita tua più le conoscenze che hai sul cibo ti intralceranno nell'affidarti al metodo non prescrittivo.
Di fatto le esperienze pregresse continuano a guidare il tuo vissuto col cibo, generando un forte conflitto interiore.
Ci si sente fortemente attratti dal nuovo metodo, ma allo stesso tempo lo si vive con diffidenza.
Passare al metodo non prescrittivo richiede una mente aperta e capace di accogliere punti di vista nuovi.
Moltissime delle credenze legate alle diete vanno confutate, per apprendere un modo di mangiare più attento all'individuo.
Il corpo e i suoi bisogni sono messi al centro.
L'individuo è padrone del suo vissuto col cibo e gradualmente potrà riscoprirlo, senza più delegarlo alla "dieta" o al nutrizionista.
È una svolta importante fare questo passaggio e ci vuole tempo.
Tempo per fare esperienza col cibo e col corpo in modo diverso
Senza fretta. Con curiosità. Smollando il giudizio e il controllo razionale cognitivo.
Provando e riprovando continuamente, e sopportando la frustrazione di non riuscirci a sentirlo subito questo corpo (se da anni guidi con la razionalità il tuo rapporto col cibo, è del tutto normale che farai fatica a sentire cosa succede nel tuo corpo mentre mangi).
Abbracciare un approccio non prescrittivo significa iniziare a dare fiducia al corpo, alle sue sensazioni.
E scegliere di mettersi in ascolto della propria saggezza interiore.

 

METODO EDUCATIVO E CULTURA DELLA DIETA

Il mondo delle diete non sparisce improvvisamente (purtroppo!) se decidi di non seguirne più una.
Accenderai la tv e al telegiornale, nei film, nelle serie tv e nei vari talk show sicuramente sentirai parlare sempre di cibo, peso e corpo
E, naturalmente, di diete.
Così come ne sentirai parlare in fila alla posta o mentre sei a tavola con i tuoi amici.
È spesso argomento di conversazione fra colleghi/e, soprattutto in ambienti femminili (la pressione sulle forme del corpo è particolarmente forte sul sesso femminile, anche se la grassofobia colpisce qualsiasi individuo).
I discorsi sulla necessità di mettersi a dieta ci perseguitano ogni santo giorno.
Per non parlare dei social network: è proprio lì che la cultura della dieta dà il meglio di sé. Fortunatamente proprio lì ci sono moltim@ attivist@ che ogni giorno fanno divulgazione.
Non ti stupire dunque se seguendo un metodo educativo e riabilitativo farai fatica.
Perché troverai sempre qualcuno pronto a consigliarti cosa/come/quanto/quando mangiare. 
Sarà difficile accogliere un metodo al cui centro ci sei tu col tuo corpo, il suo vissuto rispetto all'esperienza col cibo, e non il peso e non la necessità inderogabile di modificarlo.
E credo questo sia uno degli aspetti più critici di tutto il discorso.
Accettare di non basare la propria alimentazione sullo scopo di modificare il peso corporeo.
Un metodo non prescrittivo non ti promette il raggiungimento del peso X.
Non è detto che si modifichi il peso, o non è detto che si modifichi nell'entità desiderata.
E questo concetto può diventare davvero faticoso da accettare se il peso è al centro dei propri pensieri e se lo si correla strettamente all'accettazione di sé, della società e alla propria idea di salute/bellezza.

 

Nel prossimo post continuerò il discorso rivolgendolo a chi soffre di un DCA, resta in ascolto! A presto!