Pranzetto in Valtellina

Questa domenica finalmente abbiamo trovato del tempo per rilassarci in uno dei miei luoghi preferiti: la montagna.
Da Milano c'è l'imbarazzo della scelta sulla mèta verso cui dirigersi, ma all'unanimità abbiamo scelto la Valtellina, nello specifico la val Masino.
Suggerita dalla guida del Gambero Rosso, abbiamo raggiunto l'Osteria del Crotto, a Morbegno, dopo una divertente passeggiata lungo la via segnalata dalle mappe, che sembrerebbe una strada percorribile in auto ma in realtà è uno stretto sentiero che costeggia il bosco, piacevolissimo da fare a piedi dopo aver parcheggiato in uno dei tanti parcheggi del paese (saranno circa 700 metri di viuzza in piano, nulla di infattibile a meno che non siate in tacchi a spillo e tubino. Ma in tal caso tornatevene a Milano).

Il locale è piccolo ma molto ospitale, con una veranda in legno per l'inverno e un gazebo sotto gli alberi in giardino per l'estate.
Quando siamo arrivati c'era solo un tavolo occupato e la sensazione era quella di essere a casa.
La sig.ra Teresa ci ha accolti subito, illustrandoci il menu stagionale e soprattutto la fornita carta dei vini, con piccole digressioni sui piccoli produttori locali, segno tangibile e piacevolissimo di una vera e profonda conoscenza del territorio e una grande attenzione alla qualità. Quella qualità che percepisci proprio dalla cura per i particolari, come il cestino del pane, contenente grissini e cracker di grano saraceno artigianali, pane di grano saraceno e pane comune freschissimi.
Abbiamo assaggiato una selezione di salumi locali (tra cui la VERA bresaola della Valtellina, tutta un'altra cosa rispetto a quello che ci propinano altrove), accompagnati da un purè di patate, fagiolini e formaggio (che si chiama taroz) davvero semplice ma ottimo, che sapeva di quei piatti buoni della nonna. Da provare il violino di capra, un prosciutto tipico locale, servito con caprino aromatizzato alle erbe. Non vi descrivo la bontà dei salami cotti locali, una leccornia anche per me che non sono una patita del genere. Su consiglio abbiamo scelto un nebbiolo dell'azienda Dirupi, un pò giovane ma onesto e sincero, armonico e in linea con quello che stavamo mangiando.
Abbiamo quindi assaggiato delle tagliatelline di grano saraceno fatte in casa, condite con erbe, speck e formaggio, per poi procedere con una selezione di 4 tipi di Bitto di diverse annate, serviti con un bicchiere di Sfurzat. E lì mi sono commossa.
Per finire dessert ben fatti, con quella cura del particolare e per gli ingredienti che ti fanno fare la differenza rispetto ai soliti posti.
Ci torneremo sicuramente in autunno/inverno per provare il menu invernale, ricco di quelle pietanze robuste e strutturate che meglio esprimono la tradizione valtellinese, ma che richiedono temperature decisamente più fresche per essere apprezzate a pieno.