Mangiare bene, mangiare male (parte 3)

Dopo aver affrontato il discorso dei principali alimenti del supermercato percepiti come "dietetici" o "sani", oggi tratteremo delle motivazioni per cui spesso si ricorre a certe categorie di cibi.
Siamo sinceri: lavoriamo tutti sempre di più, abbiamo ritmi frenetici e spesso non c’è il tempo manco di andare in bagno. La sera si rientra a casa tardi e la voglia di mettersi ai fornelli è davvero sotto ai piedi…giusto?
Ecco perché tanti prodotti offerti dalla grande industria alimentare sono un aiuto per ottimizzare i tempi ed evitarsi tante rotture di scatole. Tuttavia è bene prestare attenzione ad alcuni aspetti di questa massiva tecnolocizzazione del cibo, per non farsi troppo prendere la mano dal “pronto all’uso” con giustificazioni più o meno plausibili.

Il tempo e la comodità

I cibi già pronti sono una grande comodità: apro la busta direttamente in ciotola e l’insalata è fatta; apro la confezione del surgelato sulla padella, senza manco aggiungere l'olio, lascio cuocere pochi minuti, e il contorno o la pietanza è pronta; apro la vaschetta della gastronomia e mangio direttamente, a volte senza nemmeno dover scaldare. Bellavita! Ma in nome della comodità, cosa ci stiamo perdendo? Prima di tutto, in salute: gli ingredienti utilizzati in questi prodotti sono di scarsa qualità. C'è una preoccupante e progressiva perdita di contatto con i cibi freschi e di stagione. Un alimento già tagliato o processato e poi conservato perde la gran parte delle vitamine e degli antiossidanti. L’igiene di certi prodotti può non essere garantita al massimo. Gli imballaggi rappresentano un grosso danno all’ecosistema. Il costo del prodotto supera di gran lunga quello degli ingredienti. Il risparmio di tempo è relativo (basta un minimo di organizzazione!). E allora dove sta il problema? Non sarà forse più una questione di abitudini o, in certi casi, anche di pigrizia? Ma ne vale la pena di essere pigri su dei piccoli gesti quotidiani, che però possono significativamente influire sulla vostra salute e anche sul portafogli?
 

"Non so cucinare"

Come spesso ripeto a molti miei pazienti, per mettere in tavola dei piatti mangiabili non è necessario essere dei Masterchef. A me piace molto cucinare, ma capisco anche chi non ama perdere tempo ai fornelli. Tuttavia esistono mille preparazioni semplici e veloci, che possono risolvere tante cene e pranzi senza dover per forza ricorrere ai 4 salti in padella o al sugo pronto in barattolo. Se siete dei fanatici del “tutto-pronto”, partite dallo sfoltire l’elenco delle cose già pronte che comprate solitamente. Rinunciate a qualcosa per sostituirla con cibi freschi da cucinare (es. lasciate nel carrello il minestrone surgelato non condito, ma evitate l’insalata in busta acquistando quella fresca da lavare). Andate per gradi. Ripeto, ne va della vostra salute, pensateci davvero bene prima di fare acquisti sbagliati.
 

"Lo vogliono i bambini"

Mi capita spesso di parlare con pazienti che hanno figli più o meno piccoli e che mi raccontano quanto sia impossibile non tenere in casa merendine, patatine, creme spalmabili al cioccolato, succhi di frutta, formaggini e varie ed eventuali. E per tale motivo questi cibi rappresentano una continua tentazione, a cui diventa difficile resistere. Quello che mi chiedo io è: ma davvero i vostri figli hanno bisogno di questo tipo di alimenti? “Si ma loro sono magri, loro devono crescere, loro fanno tanto sport”. E a maggior ragione: proprio perché devono crescere, vogliamo fare in modo che le loro scorticine di grasso corporeo e le loro cellule si arricchiscano di componenti di scarsissima qualità? Un bel pane burro e marmellata può essere per esempio una merenda più saziante di una brioche confezionata. Anche del parmigiano accompagnato da noci e frutta fresca (tipo una pera). Oppure un panino col prosciutto crudo DOP. O una macedonia o un frullato di frutta fresca di stagione. E potrei continuare per molto ancora. Quello che intendo è che certi tipi di alimenti non vanno bene in generale per nessuno, e che renderli invece quotidiani, soprattutto per i bambini, che quindi impareranno che quelli sono i cibi base della loro alimentazione, presente e futura, è quanto di più scorretto si possa fare. Li si “tara” su gusti troppo dolci e troppo elaborati. Significa che le patatine sono bandite? E così pure tutti gli altri alimenti simili? No. Sono banditi dalla dispensa comune di tutti giorni, si possono mangiare in occasioni particolari e saltuariamente (es. compleanni, feste, ecc). Ma vedrete che non dando l’abitudine quotidiana a certi gusti nessun bambino ne sentirà la necessità. Loro sono come lavagne bianche, su cui siete voi genitori a scrivere.
 

"Lo compro per gli ospiti"

Oltre ai figli, ci sono anche gli ospiti improvvisi, quelli che possono sopraggiungere da un momento all’altro e devono essere cibati a qualsiasi ora del giorno e della sera (non gli invitati a pranzo o cena, intendo quelli che arrivano nel pomeriggio o la sera dopo cena). Quindi patatine, noccioline, cioccolatini, bevande dolci e similari devono esserci in casa come imperativo per un’adeguata ospitalità.  Ma siamo sicuri che sia questa la norma? Cioè è così necessario sfamare chi viene a trovarvi, manco fosse venuto a piedi dalla Russia? Ci possono essere migliaia di altri modi di accogliere in casa qualcuno, senza per forza offrirgli da mangiare snack e alimenti che, ripeto, non fanno bene a nessuno. Lo so che sto scrivendo cose da dietista stronza, però quello che noto è che c’è una generale perdita di senso della misura e che progressivamente si considerano come “normali” dei comportamenti verso il cibo del tutto squilibrati. Come già accennato in altri post, l’industria alimentare ci ha aiutati profondamente a uscire dalla fame e dalla malnutrizione, ha procurato più cibo per tutti e ha garantito tanti posti di lavoro (aspetti positivi e innegabili). Tuttavia, il grande danno dell’industria alimentare oggi è nell’uso sconsiderato che si fa della gran parte dei suoi prodotti e dal dilagare di alimenti ready to eat (“pronti da mangiare”) di cui potremmo tranquillamente fare a meno. Tipologie di cibi che non appartengono alla nostra tradizione e che abbiamo importato o scopiazzato da altri Paesi. Questo cibo, così facile da reperire e tenere in dispensa, sta diventando veleno senza che chi lo consuma ne sia davvero cosciente.
 

"Se lo faccio in casa fa bene"

Piadine fatte in casa, pancake, torte e biscotti: se sono fatti in casa, magari anche con l’uso di farine integrali (ma davvero integrali?), automaticamente diventa lecito mangiarne un po’ tutti i giorni o abusarne. Attenzione attenzione. Prepararsi questi alimenti in casa è senz’altro segno di grande dedizione a un’alimentazione meno confezionata e meno pronta all’uso. E’ già un ottimo passo. Però bisogna fare una precisazione, perché spesso in queste ricette, gli ingredienti usati e i procedimenti non generano un risultato finale che sia davvero positivo per la salute. Se metto la farina integrale al posto di quella bianca, non sto usando un prodotto con meno calorie. Se uso lo zucchero di canna invece dello zucchero bianco non sto facendo un dolce “light” (per cortesia, ricordiamocelo: i dolci light non esistono! Diciamo che con un po’ d'impegno si possono fare dei dolci più sani, con un indice glicemico più basso, ma non di certo più liberalizzabili, soprattutto se siete sedentari). Se lo faccio in casa è meglio (stando attentissimi alla qualità degli ingredienti, ai metodi di cottura e alle temperature a cui si fanno arrivare gli ingredienti) ma devo comunque fare attenzione al tipo di prodotto che sto preparando e a quanto/quanto spesso lo mangio.

dieta dolce fatto in casa
 

I fanatici del bio

Il mondo del biologico ha avuto un’enorme espansione negli ultimi anni, con tanti aspetti positivi, ma a volte anche no. Infatti, molte persone fanno confusione tra vari concetti, e considerano qualsiasi tipo di alimento che trovano nel negozio bio di turno come un cibo migliore di altri, sicuramente percepito come più sano, più dietetico, con cui poter sgarrare di più. Però, come ho letto in un simpatico articolo su Considero Valore in cui si parla del seitan, i negozi di alimentari biologici non sono Lourdes. Resta comunque buona indicazione controllare la provenienza degli alimenti (ha senso acquistare zucchine bio provenienti dalla Germania?), controllare l’elenco degli ingredienti e stare attenti, che i biscotti della marca bio non sono poi così meglio di quelli della grande distribuzione, ma magari costano 3 volte tanto.
 

Light, bio, vegano, dietetico, senza zucchero, senza lattosio, senza glutine…

Chiudo questa rassegna con una serie di termini che, purtroppo, generano parecchi fraintendimenti e spesso sono usati o percepiti a sproposito come sinonimo di “sano”.
Non per forza un cibo che ha come aggettivo “light” è sano, non per forza un cibo senza glutine è più sano di uno che il glutine lo contiene, non per forza un alimento che non contiene zucchero è magari indicato per chi ha il diabete, non per forza un alimento senza lattosio è più salutare di uno che ce l’ha. E potrei continuare all’infinito.
Se avete dei dubbi di questo tipo, chiedete. Ma non al vicino di casa, alla parrucchiera, al forum su internet o a google. Chiedete a un esperto, siamo in tanti e per domande di questo tipo (la qualità alimentare) siamo sempre disponibili gratuitamente, chi col proprio blog, chi con la propria pagina facebook, chi col proprio profilo instagram. Non riempitevi la testa di false credenze e luoghi comuni alimentari. Siate critici e toglietevi i dubbi consultando chi è del mestiere. Avete solo da guadagnarci.

Alla conclusione di questi tre post, mi sembra doveroso sottolineare un concetto davvero importante: noi che ci occupiamo di nutrizione non siamo degli stregoni cattivi che vi vogliono togliere il piacere del cibo in ogni modo, proibendovi di mangiare le golosità a cui siete abituati e costringendovi a diete in cui si possono mangiare solo determinati alimenti. Il nostro compito è insegnarvi a tornare a un'alimentazione di base più semplice, equilibrata e davvero sana. Siamo i primi a sostenere quanto sia importante festeggiare anche a tavola le occasioni di festa, siamo i primi ad amare i buoni ristoranti e la buona cucina. Ma tutto ciò è ben distante dal continuo mangiucchiare biscotti "light" o rimpinzarsi di cioccolato al 70% (che tanto si sa che fa bene!) o passare dal panettone natalizio alle chiacchiere del Carnevale alla colomba allo yogurt (quindi più leggera...come no!!) di Pasqua in un continuum senza pause...no, state facendo una gran confusione. 

La foto di copertina di questo post è di Chiara Baldassarri su Flickr