Mangiare bene, mangiare male (parte 2)

Settimana scorsa avevo introdotto l’argomento di quanto sia importante saper fare delle scelte alimentari corrette se si vuole mangiare sano e soprattutto se si vuole dimagrire, a partire dal modo in cui si fa la spesa.

Oggi riprendo la trattazione con altre scelte alimentari erronee, tipiche di chi si mette a dieta sull’onda di troppi luoghi comuni.

No a latte e derivati “normali”, sì ai prodotti senza lattosio!

Forse parlo così perché per mia fortuna non soffro di alcuna intolleranza. Ma sinceramente se bevendo il latte io stessi male, farei l’unica cosa sensata del caso: non lo berrei più. E non mangerei nemmeno formaggi freschi, se tali alimenti mi costringessero a terribili spasmi intestinali e rapide fughe al bagno. E invece no, perché l’industria alimentare è di buon cuore e pensa anche a chi è meno fortunato di me, dando vita alla grande gamma dei prodotti senza lattosio, che venduti come “più digeribili” vanno a raccogliere anche un’altra ampia fetta di mercato, costituita da persone assolutamente tolleranti al latte ma dedite alla pancia piatta e sgonfia. Peccato che per “togliere il lattosio” in verità lo si spezza nei suoi due monosaccaridi costitutivi, cioè glucosio e galattosio. Se confrontate il sapore del latte vaccino normale con uno delattosato noterete subito che il secondo è più dolciastro. E’ un guadagno dal punto di vista della salute avere un prodotto con un indice glicemico superiore? Tra l’altro un latticino fresco, il cui stimolo sull’insulina è già notoriamente elevato? Direi proprio di no, soprattutto in soggetti insulinoresistenti, con diabete, con sindrome metabolica, ecc ecc.
 

No a pane e pasta, sì a tutti i loro sostituti!

Un must delle diete, soprattutto quelle fai-da-te, è eliminare pane e pasta e inserire sostituti percepiti come più “leggeri”. Via libera a gallette, cracker, grissini e chi più ne ha più ne metta. Errore madornale, perché prima di tutto è molto facile che nella convinzione della loro maggiore “dieteticità” si faccia un abuso di questi sostituti, recuperando con gli interessi l’apporto energetico che si avrebbe da un piatto di pasta. Seconda cosa perché alcuni tipi di pasta e di pane (quelli 100% integrali, magari fatti da farine di farro o farine di grano saraceno o segale) hanno un diverso impatto sulla glicemia e possono modularla meglio di una galletta di riso o mais, per esempio. Inoltre, pane e pasta veri non contengono alcun grasso, a differenza di cracker e grissini, al cui interno c’è sempre un olio d’infima qualità. Infine, se proprio volete eliminare pane e pasta, fatelo, ma sostituiteli con dei cereali integrali in chicco, tipo riso integrale, farro, orzo, grano saraceno, avena, frumento integrale ecc ecc. Non mi pronuncio invece su quanti decidono da soli di eliminare i “carboidrati” dalla propria alimentazione: se non siete opportunamente seguiti, questo è l’inizio di una durissima lotta con la bilancia, da cui difficilmente riuscirete a liberarvi.
 

Il “pane” “integrale”

Non è un errore di battitura, ma una sottolineatura del fatto che spessissimo si conferisce il nome di “pane” e l’aggettivo di “integrale” a dei prodotti che sono un insulto alla buona tavola e anche al buon senso. Pani dolciastri gommosi a lunghissima scadenza, che all’odore sanno di alcol e di un qualcosa d’indefinibile, con un sapore oggettivamente non paragonabile al pane fresco ma inspiegabilmente avvolgente e accattivante (semplice: sono zuccherati). Sono i pani morbidi confezionati, questa geniale trovata dell’industria che ci toglie pure l’impiccio di affettarli! Che meraviglia! E li si possono conservare nella dispensa per mesi, sempre freschi, morbidi e dello stesso sapore del primo giorno. Esistono anche nella versione integrale, quindi perché non comprarli? Ma semplicemente perché non è pane! Una spugna gommosa e inconsistente, che per saziarti ne devi mangiare almeno 5 fette e che ti farà schizzare alle stelle la glicemia al primo morso.


 

La sagra del prosciutto (cotto!) e della bresaola in vaschetta

Sono magri e con poche calorie, quindi me ne posso riempire il frigo, con pacchetti monoporzione di tutti i tipi e tutte le forme. Il sapore è buono e vuoi mettere la comodità di arrivare a casa, aprire e mangiare?? Conosco persone che, con questa mentalità, sono arrivate a mangiare affettati confezionati tutti i giorni, a uno o più pasti. Lo sapevate che la bresaola IGP, a meno che non andiate a prenderla da un produttore fidato in Valtellina che vi assicuri che la fa con animali delle proprie valli, può essere fatta (da normativa con tanto di disciplinare eh) con carni provenienti da qualsiasi parte del mondo? Stendiamo un velo pietoso sui prosciutti cotti e fese di polli e tacchini vari.
Ricordatevi che sono garantiti solo i prosciutti crudi DOP, che per legge devono utilizzare solo carne di suino allevato in una determinata zona italiana e aggiungere solo sale, nient’altro.
Ma a parte l’allarme lanciato recentemente dall’OMS su questi prodotti, un consumo troppo frequente di una carne di chissà quale origine e provenienza, piena di conservanti e aromi mi pare alquanto sconsiderato. E non c’è manco da scomodare l’OMS, mi pare proprio questione di buon senso. Nitrati e nitriti, i conservanti che ci hanno salvati dal botulino, hanno purtroppo un documentato effetto negativo sulla salute umana e riempirsene, a rigor di logica, non mi pare la mossa più astuta.
Non hai tempo di cucinare? Strapazzati due uova in un tegamino, oppure cuociti al volo in padella un filetto di carne o pesce freschi…ma davvero è così complicato??
 

Non di sola insalata vive l’uomo (soprattutto quella in busta!)

Uno dei cibi più associati alla parola “dieta” è proprio l’insalata. Un tipo di verdura che mette d’accordo un po’ tutti in fatto di gusti e stagioni. Poi non richiede cottura e una volta che la si ha pronta in frigo basta condirla e il gioco è fatto.  Stare attenti alla propria alimentazione non significa però mangiare solo e sempre insalata. E soprattutto quella già pronta in busta. A parte la questione igienica, ma davvero un’insalata che resta per giorni già tagliata in una busta perde gran parte dei suoi antiossidanti naturali. Inoltre è antiecologico, pensate a quanta plastica si butta via per confezionare 1 kg di prodotto. Ma a parte questo, non è possibile pensare di mangiar sano senza variare la tipologia degli alimenti. Oltre all’insalata esistono un mare di verdure buonissime e per ogni stagione. Ogni verdura ha la sua particolare composizione in vitamine e sali minerali, e il fatto di variarle sempre ci permettere di avere tutto il pool di micronutrienti al completo e nel giusto periodo dell'anno.

Detto questo, v‘invito a riflettere sul vostro modo di fare la spesa in attesa del prossimo post, in cui parlerò delle principali “motivazioni” (o scuse) che si adducono quando si è dei fanatici acquirenti di quanto più pronto e veloce al consumo ci sia al supermercato. Non vedete l’ora, eh?

L'immagine di copertina di questo post è di Take Back Your Health Conference su Flickr