Mangiare bene, mangiare male (parte 1)

Chiariamo subito un concetto: ipocalorico non vuol dire sano.

Amanti del fai-da-te, ma anche reinterpretatori di schemi dietetici dati da professionisti, familiarizzate col cibo, quello vero. Anche la più miracolosa delle diete andrà a pallino se la qualità del cibo scelto non è adeguata. Questa non vuole essere l’ennesima invettiva contro l’industria alimentare. A differenza di molti, mi ritengo più moderata nei confronti delle tecnologie agro-alimentari, perché ne riconosco i tanti meriti (scriverò un articolo specifico su questo argomento), ma come sempre è “il troppo che stroppia” e purtroppo oggi le persone o sono dei “masterchef” o non sanno cucinarsi nemmeno un uovo al tegamino, arrivando a fare un uso sconsiderato di prodotti già pronti, soprattutto quando “si mettono a dieta”.

Quando, forse, è proprio nel momento in cui si vuole curare maggiormente la propria salute che bisognerebbe fare la spesa in modo più coscienzioso e dedicare più cura alla cucina.
 

Il cibo non è solo calorie

Mi viene da piangere a scriverlo ma ancora questo concetto non passa. L’effetto che un determinato alimento ha sul nostro corpo dipende da moltissimi fattori, prima di tutto la sua composizione qualitativa e quantitativa. Per esempio, stessi grammi di carboidrati contenuti in alimenti diversi non hanno lo stesso effetto, con differenze anche significative. Cosa cambia? Beh, che il corpo reagirà in modo diverso, innalzando più o meno rapidamente la glicemia e producendo una cascata di reazioni, per cui fare da soli delle sostituzioni isocaloriche basandosi solo su conteggi matematici forse non vi farà così bene (es. un pacchetto di pavesini non è la stessa cosa che mangiarsi una mela, come un piatto di farro non è la stessa cosa che mangiare un panino “integrale”) e, se avete per caso qualche squilibrio metabolico, di certo sostituire gli alimenti a caso non vi farà dimagrire come sperato. Se il vostro nutrizionista vi ha scritto sulla dieta “preferire i cereali integrali in chicco” un motivo ci sarà, magari sostituirli sempre e costantemente col pane o surrogati non è la stessa cosa.
 

Leggere la tabella nutrizionale (ma non quella degli ingredienti)

Per nutrirsi nella maniera corretta non serve a nulla leggere la tabella nutrizionale, scovando i cibi con meno calorie e meno grassi. Quello che va sempre letto è l’elenco degli ingredienti di un alimento, se si ricorre al cibo confezionato. E bisogna scegliere i prodotti che contengono pochi ingredienti e di elevata qualità, che certamente costeranno anche di più (ma questo non è l’unico e sufficiente fattore discriminante, perché spesso i prodotti di marca costano per la pubblicità, quindi il prezzo non è sempre sinonimo di maggiore qualità). Quando invece si acquistano prodotti freschi (tipo verdura o pesce o carne) fate attenzione alla stagionalità (mi raccomando! Se non sapete quale sia la frutta e verdura di stagione consultate questo calendario, scaricabile gratuitamente) e alla provenienza (e, riferito a carne e pesce, a come sono stati allevati gli animali!), preferendo prodotti “vicini” e non che arrivino dall’altra parte del globo.

Olio di oliva
Foto: Valeria_aksakova - Freepik.com
 

Olio col contagocce, ma via libera agli zuccheri

Errore classico delle n-mila diete fai da te è la restrizione maniacale dei grassi, compresi quelli buoni e salvifici per un corretto funzionamento del nostro corpo (olio extravergine di oliva, extravergine di cocco, burro di cocco, burro ghee e burro di alpeggio).  Via libera quindi a orribili verdure lesse e completamente scondite, accompagnate però da crostini light e fette biscottate o le famosissime gallette simil-polistirolo, che di calorie ne hanno poche. Peccato che sempre più studi attestino quanto sia deleteria per la salute generale un’alimentazione ad alto indice glicemico, che diventa il miglior “innesco” di insulinoresistenza, blocco del dimagrimento, squilibri ormonali e tante altre belle cosette. A giugno del 2014 un interessante articolo uscito sul Time analizzava le abitudini degli americani negli ultimi 50 anni, giungendo alla conclusione che il ricorso ai prodotti low-fat (e quindi in proporzione più ricchi di carboidrati, in particolare quelli a rapido assorbimento) aveva fatto peggiorare il quadro generale della salute della popolazione.
 

I prodotti light ci salveranno… oppure no!

Come accennato sopra, abbiamo l'esempio americano: aver reso "light" una lunga serie di alimenti non ha portato salute in più, al contrario. Eppure appena ci si mette a dieta i carrelli si riempiono di questi prodotti: biscotti, fette, crostini, mozzarelle, wurstel, patatine, formaggi, caramelle…tutto light! Ci hanno fatto pure l’acqua light! Cosa desiderar di più? Ma ci siamo mai soffermati a leggere che razza di ingredienti stanno in questi prodotti? O ci siamo mai informati su quali siano i processi produttivi, per esempio quello dei wurstel o del salume magro di pollo? Come fanno a farli più leggeri di altri prodotti? Beh, il modo più veloce per togliere calorie in una ricetta è tagliare sui grassi, che poverini hanno 9 kcal a grammo, senza badare alla qualità del prodotto finale. Il gioco è fatto: ti faccio passare i biscotti frollini da 500 kcal a 400 kcal per 100 g di prodotto, mica pizza e fichi. Peccato che in una colazione media non si consumano più di 40 grammi di biscotti (quindi un “risparmio calorico” di appena 40 kcal), e anche fosse che me ne mangio 100 grammi vi pare che siano più pericolose le 100 kcal di grasso in meno o le 400 kcal date praticamente per intero da zuccheri semplici? Stendiamo un velo pietoso sui vari surrogati del formaggio (fiocchi di latte e creme spalmabili in pole position, seguidi da formaggini e sottilette), di cui vi invito a leggere gli ingredienti e a decidere se si tratta o meno di formaggio.

Vi pare che sia già finita qui? Magari! Rimando al prossimo post per continuare con la serie di scelte alimentari erronee che vanificano qualsiasi tentativo di sana alimentazione. E di conseguenza fanno fallire le vostre diete dimagranti.

 

La foto di questo post è di Alan Cleaver su Flickr