Lo sport fa davvero (sempre) bene?
Definizione di sport
Tratto da Enciclopedi: "Attività intesa a sviluppare le a Treccanicapacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui tale attività si realizza, praticati nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (accompagnandosi o differenziandosi, così, dal gioco in senso proprio), sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, proprio di ogni attività lavorativa".
Poi la definizione prosegue, distinguendo l'attività agonistica da quella dilettantistica e via dicendo (se ti interessa a questo link trovi il testo completo).
Incredibile, non ti pare? Che lo sport abbia nella sua definizione le parole competizione e divertimento.
In nessun punto lo sport è uno strumento per modificare il proprio peso o le forme del corpo, tantomeno per consumare calorie. Non vi è traccia nemmeno che per fare sport serva un particolare tipo di corpo o peso, o che per potersi permettere di mangiare sia necessario poi praticare attività fisica, eppure eppure...
Lo sport ai giorni nostri
Eppure oggi lo sport ha assunto tutto un altro significato e valore.
E la colpa non è delle persone malate di disturbi alimentari (che purtroppo molto spesso usano l'attività fisica in modo disfunzionale, ma ne scrivo nei prossimi paragrafi), la responsabilità è unicamente della cultura della dieta.
Oggi sport vuol dire fare attività fisica con obiettivi per lo più estetici.
Mascherati dalla scusa della salute, ovviamente.
Ma diciamoci la verità: la salute, finché non la si perde, è un concetto molto astratto e poco accattivante. Vogliamo mettere quanto sia più motivante l'idea di mantenere un corpo il più possibile vicino ai canoni socialmente accettati?? Questo significa sentirsi inclusi.
La grassofobia ha condizionato potentemente il nuovo senso che abbiamo dato allo sport, che ha nettamente perso il valore ludico e competitivo per diventare uno strumento che modifichi il corpo o che impedisca di ingrassare.
Far sentire in colpa chi non pratica sport e invece circondare di valore morale chi frequenta, ad esempio, le palestre, ha arricchito potentemente la diet industry, generando un mercato del fitness milionario.
A tutto questo si aggiunge la continua pressione alla performance e alla velocità, caratteristica dei giorni nostri, che ci spinge a ricercare ossessivamente l'azione e la perfezione in tutto e ci aliena dalla nostra essenza umana ed unica più profonda.
I risultati? Ad oggi i numeri parlano molto chiaro: la salute fisica e mentale della popolazione sta diminuendo e sono invece in esponenziale crescita i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, con un preoccupante abbassamento dell'età media di insorgenza.
Quindi è evidente che l'attuale mentalità sportiva non solo non è efficace, ma è anche dannosa.
Salute e sport
Sappiamo da moltissimi studi scientifici che mantenere il corpo attivo, muovendolo nell'ambiente con una pratica sportiva o con buone abitudini di stile di vita, migliora il benessere psicofisico, agendo contemporaneamente su più livelli (sul cuore, sui muscoli, sul cervello, ecc ecc).
Quello che però è sfuggito ai più è che l'attività fisica deve essere di benessere, e cioè deve produrre un miglioramento nello stato psicofisico. Praticare sport con l'ossessione di doverne fare sempre di più o con la preoccupazione di non poter saltare nemmeno un allenamento o con la credenza che "più se ne farà meglio sarà" genererà inevitabilmente malessere.
Il nostro cuore, per esempio, ha beneficio nel battere un po' più rapidamente per un tot di minuti ogni giorno, ma questo non si verifica se dai minuti passo alle ore, anzi: nel medio e lungo termine si passerà a una condizione di sovraccarico.
Basti pensare banalmente a tutti i nostri elettrodomestici o alle auto: non posso lasciarli inutilizzati per mesi o anni, perché all'accensione potrei avere brutte sorprese. Tuttavia anche un utilizzo protratto o sovrasoglia procurerà danni e malfunzionamenti.
Semplicisticamente, anche il nostro corpo funziona così. E lo sanno bene le varie commissioni internazionali, che vigilano per tutelare gli sportivi di élite e per invitarli a "non esagerare". Il sovrallenamento è molto pericoloso.
In più c'è da aggiungere una preziosa riflessione: sentirsi obbligati all'allenamento a livello di salute mentale genera stress, ansia e ossessività, oppure sentirsi in colpa se per caso è necessario saltare una sessione, oppure alterare altri spazi di vita per rispettare le ore di allenamento prestabilite. Questo tipo di rigidità non è tipica solo di chi soffre di un D-NA, ma purtroppo è estremamente diffusa oggi tra persone sane, e quel che è peggio è che viene normalizzata e socialmente osannata come modello di costanza e motivazione a cui aspirare.
Dunque lo sport non sarà mai benefico a prescindere.
La cultura della dieta invece ci ha persuasi che praticare sport sia un segno di valore personale, di conseguenza tanto più ne farai tanto più sarai ritenuto lodevole e tanto meglio starai sia a livello estetico sia con la salute.
La verità è che: non solo ogni singola persona ha specifiche peculiarità e di conseguenza specifiche esigenze, che le faranno beneficiare di pratiche sportive personalizzate; ma è anche necessario trovare un equilibrio all'interno del quale oscillare gradatamente, per assicurare benessere sia al corpo sia alla mente.
Agonismo e olimpiadi
Come già affrontato nella definizione iniziale, quando si parla di agonismo nello sport c'è tutto un altro discorso da affrontare.
Basti pensare che gli atleti sono a tutti gli effetti dei professionisti, pagati per praticare lo sport scelto (anche se esiste pure l'agonismo dilettantistico, ma non complichiamoci la vita) e obbligati a determinate prestazioni.
Un atleta agonista sottopone il proprio corpo a un carico di allenamento molto elevato, al di sopra del normale.
Un atleta spinge il proprio corpo sempre più in là, con l'obiettivo di superare i propri limiti, di migliorare un tempo, di ottenere un primato.
Non a caso gli atleti hanno un tempo di pratica ben circostanziato, che inizia in giovanissima età e non supera mai i 30/35 anni (con una certa variabilità a seconda della specifica disciplina e a seconda del soggetto).
Questo avviene perché l'organismo si usura e continuare a praticare sport potrebbe portare a danni irreversibili, nonché alla morte. Ti sembrerà impossibile, ma ahimè si può morire di sport.
La ricerca spasmodica della prestazione sportiva, associata alle nuove conoscenze in ambito scientifico, ha portato lo sport agonistico a livelli incompatibili con la salute, ribaltando completamente la funzione di benessere associata all'attività fisica.
Ricordiamo bene i vari scandali in passato per l'uso di doping in vari sport, come è ben nota la pratica di assunzione di anabolizzanti nel bodybuilding, ma non solo: anche fare diete estreme, assumere massicce dosi di integratori ed allenarsi oltre la normale tolleranza dell'organismo è una pericolosissima deriva.
Le recenti Olimpiadi di Parigi ne hanno dato testimonianza, con addirittura la scelta di far svolgere alcune gare nella Senna, un fiume per secoli dichiarato non balneabile.
Ma "The show must go on"...e purtroppo, al di là delle motivazioni politiche dietro una scelta del genere, obbligare gli atleti a nuotare in acque fognarie ha molto a che fare col non porsi limiti come esseri umani.
Inoltre personalmente ho trovato davvero fastidioso seguire la manifestazione a causa dei commentatori sportivi, che non perdono occasione per inserire nella narrazione parole intrise di luoghi comuni, grassofobia e cultura della dieta (ma di questo magari ne tratterò in futuro in uno specifico post).
Sport e Disturbi alimentari
È tristemente noto che esiste un legame profondo tra l'attività fisica e i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (D-NA).
Probabilmente ancora molti non sanno che è proprio negli ambiti sportivi che troviamo una maggiore incidenza di questa tipologia di malattie.
Come mai? Ce lo saremmo mai immaginato?
Molti sport hanno categorie di peso (es. judo, boxe), altri sono sport estetici (es. bodybuilding), altri ancora richiedono una manipolazione del peso (es. ciclismo, vela). Più in generale, lo sport può accentuare l'iperfocus sia sul corpo (sia nella componente del peso sia quella delle forme) sia sul cibo, costituendo dunque un fattore di rischio per lo sviluppo di un D-NA.
Inoltre, la pratica compulsiva di attività fisica è uno dei sintomi di D-NA e rappresenta un pericoloso comportamento che porta alla morte.
Va ricordato che i D-NA sono malattie multifattoriali, per cui non è sufficiente una sola causa per generarli e mantenerli attivi nel tempo.
Tuttavia è abbastanza sconfortante che ad oggi ci sia così tanta enfasi positiva acritica sullo sport e ci si dimentichi ancora di proteggere gli atleti, sia professionisti che non, dal rischio di sviluppare queste patologie.
Eppure lo sport, gestito correttamente e praticato con l'originaria intenzione, potrebbe rappresentare un ottimo fattore protettivo ed anche parte della terapia di un D-NA (es. yoga terapia, danza terapia, mindfulness, ecc.), in un concetto di gentilezza e riappacificazione, dove mente e corpo ritornano a dialogare armoniosamente tra loro.
In conclusione
Dunque lo sport fa bene o fa male?
La risposta è: dipende.
Di certo è importante non generalizzare, mai.
Iniziamo ad andare oltre la superficie e proviamo ad interrogarci sull'intenzione con cui facciamo sport.
Chiediamoci se quella specifica modalità con cui lo facciamo (o con cui ci asteniamo dal farlo!) ci fa sentire davvero bene a 360 gradi, sia a livello fisico sia a livello mentale.
Se ti accorgi che fai attività fisica per compensare pasti più abbondanti, se noti che non allenarti ti fa restringere il cibo o ti fa sentire in colpa, se ti spaventa l'idea di una modifica corporea e in base a quello aumenti gli allenamenti o la loro intensità, se ti alleni con lo scopo di non ingrassare o per bruciare calorie...forse c'è qualcosa che non sta funzionando. Chiedi aiuto.
Ricordati inoltre che l'attività fisica è di tutti, non è necessario avere un particolare tipo di fisicità per fare sport (in questo le Olimpiadi e le Paraolimpiadi ce lo hanno mostrato) e che la prestazione dipende dall'allenamento e non sempre e soltanto dal peso corporeo!
Inizia a pensare allo sport abbattendo questi stereotipi, utilizzando un linguaggio gentile ed inclusivo, libero dalla cultura della dieta e dalla grassofobia.
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