L'ambiente nel carrello

Oggi, 5 giugno 2014, è la giornata mondiale dell'ambiente.
Lo sapevate? Ve lo ricordavate? Festeggerete?
Anche se quest'anno il tema sarà rivolto alla difesa delle piccole isole che rischiano di venire sommerse dal mare, vi parlerò di un aspetto da me già esaminato con l'importanza di scegliere frutta e verdura di stagione e Italiane: la sostenibilità ambientale attraverso quello che mettiamo nel carrello.
Sembrerebbe un argomento da "fissatoni" del green o del bio a tutti i costi, ma in realtà non è così, perché purtroppo mangiare adesso l'anguria, cosa che potrebbe sembrare una figata pazzesca, in realtà danneggia gravemente l'ambiente. Perché? Perché per fare arrivare un solo chilo di anguria sulle nostre tavole dal Brasile dobbiamo farle fare un viaggio di 9.200 Km, su un aereo che consumerà per ogni chilo di prodotto trasportato 5,3 Kg di petrolio e produrrà 16,6 Kg di anidride carbonica (fonte: Coldiretti).
Questo è uno dei tanti dati sconcertanti emersi da un Dossier della Coldiretti, in questi giorni riunita a Firenze per parlare di green economy e crescita sostenibile.

Ma veniamo alla classifica dei prodotti che inquinano di più a causa della loro importazione:

1) Le ciliegie del Cile - buone lo saranno sicuramente, ma io mi domando che diavolo ci servano a fare le ciliegie cilene quando in Italia ne abbiamo di ottime (Vignola, Puglia, Trentino, ecc). Certo che stupida: per poter mangiare le ciliegie tutto l'anno! Questo bisogno impellente da donne gravide all'ottavo mese costa all'ambiente la bellezza di 6,9 Kg di petrolio consumato per chilo di prodotto importato, con l'emissione di 21,55 Kg di anidride carbonica per ogni chilo di ciliegie;
2) I mirtilli dell'Argentina - presenti sull'arco alpino e sulla fascia appenninica settentrionale fino all'Abruzzo, i nostri mirtilli maturano nella stagione estiva. Ma noi no, vogliamo quelli argentini che impiegano 11.178 Km per arrivare sulle nostre tavole consumando 6,47 Kg di petrolio per chilo di prodotto;
3) Gli asparagi del Perù - da quello verde di Altedo al bianco di Verona al violetto di Albenga (solo per citarne alcuni), in Italia di asparagi buoni ne abbiamo, per non parlare di quelli selvatici che a me piacciono particolarmente. Per importarli dal Perù, invece, consumiamo 6,28 Kg di petrolio prochilo di asparago a causa del viaggetto da 10.852 Km;
4) Le noci della California - in Italia i maggiori produttori di noci sono nel meridione, con in testa la Campania. Ma a causa dello sfruttamento di questi alberi sia per la legna sia per i frutti, i rendimenti e la qualità del prodotto ne hanno sofferto. Inoltre, gli elevati costi di produzione e i bassi prezzi di vendita hanno influenzato negativamente la redditività di tali colture, che quindi sono state progressivamente meno praticate. Risultato: appena il 20% del fabbisogno di noci è prodotto in Italia, il resto ci arriva con 10.497 Km di volo dalla California; 
5) Le rose dell'Equador - importiamo anche le rose, con un volo di 10.205 Km che produce 18,38 Kg di anidride carbonica per chilo di prodotto;
6) Le more del Messico - diffuse un pò su tutto il nostro territorio, con rovi spontanei o coltivati, le more presenti nei supermercati possono però arrivare anche sin dal Messico, dopo un viaggio di 10.162 Km e 18,30 Kg di anidride carbonica prodotta per chilo di frutto importato;
7) L'anguria del Brasile - vedi sopra;
8) I meloni del Guadalupe - in Italia la prima produttrice di meloni è la Sicilia, seguita dalla Lombardia e poi Veneto, Puglia, Emilia-Romagna e Lazio. Nel 2013 ne abbiamo esportati all'estero circa 26 mila tonnellate. Però ne importiamo dalle 30 mila alle 35 mila tonnellate l'anno (Fonte: FreshPlaza);
9) I melograni di Israele - stesse cultivar israeliane presenti da pochi anni anche in Sicilia, evidentemente non bastano a soddisfare la richiesta nazionale e per questo gli facciamo percorrere 2.250 Km;
10) I fagiolini dell'Egitto - mai visti al supermercato i fagiolini in pieno inverno? Io si e da parecchio tempo ormai! Bene, quei fagiolini lì arrivano dall'Egitto. Pur essendo noi Italiani tra i primi produttori ed esportatori di questo alimento, che produciamo in abbondanza da maggio ad ottobre. 

Cosa fare per scoraggiare tutto ciò?
Più semplice di quello che sembrerebbe: acquistate solo frutta e verdura di stagione! Controllando sempre che la provenienza sia l'Italia.
Per i cultori del biologico: attenzione! Controllate sempre la provenienza dei prodotti bio perché molto spesso non sono italiani. Sembra un enorme controsenso eppure è così, probabilmente perché la produzione del biologico in Italia non riesce a coprire la domanda.
Tuttavia mi chiedo: sarà meglio acquistare la carotina bio proveniente dalla Spagna oppure la carota non bio prodotta in Italia?
A voi l'ardua sentenza.
Buona giornata dell'ambiente a tutti!

La foto di questo post è di Ana_Cotta