Iniziare la "dieta" (parte 1)

La parte più difficile è decidere di iniziare.
Perché ripartire richiede implicitamente anche un eventuale cambio di direzione.
Vi avevo già accennato nell'ultimo post quanto fosse difficile per chiunque riprendere un percorso di sana alimentazione; oggi vi lascerò qualche spunto, con cui potrete iniziare ad allenare il cambiamento nel miglior modo possibile.

NON CHIAMATELA "DIETA"
Di proposito tra virgolette, questo termine è ormai inteso nel gergo comune come un qualcosa di estremamente restrittivo e negativo.
Cercherò io stessa di utilizzarlo il meno possibile e al suo posto usare dei sinonimi maggiormente esplicativi, quali per esempio sano stile di vita e alimentazione equilibrata. Ma pur usando termini più gentili qualcuno potrebbe sentirsi comunque a disagio, perché fondamentalmente sottintendono una privazione e una punizione, alle quali si riesce a sottostare per un breve periodo di tempo. E mi meraviglierei del contrario, dato che per nostra natura cerchiamo di rifuggire a tutto ciò che viviamo come costrittivo e negativo per noi stessi.
Tuttavia, la "dieta" non è una modifica temporanea e drastica della propria alimentazione e del proprio livello di attività motoria. 
La "dieta" può invece diventare un modo con cui iniziare ad occuparsi di se stessi, avendo cura del proprio corpo e del proprio benessere, aiutandolo con pazienza e costanza a stare meglio.
Dunque dove sta l'inghippo da sbloccare? Quale stratagemma dobbiamo attuare per far sì che questo nuovo inizio non sia ancora una volta fallimentare?

ACCETTARE E MATURARE IL CAMBIAMENTO
Per non fallire nella "dieta" è necessario cambiare punto di vista e prospettiva, evitando di ripercorrere gli stessi errori del passato e, con pazienza, maturando un concetto più equilibrato e positivo di "dieta"
D'altra parte, alternative davvero efficaci (e cioè efficaci a lungo termine) a questo metodo non ce ne sono. Se, come in passato, rimanderete tutto a un lunedì, figurandovi come delle guerriere (o guerrieri) da dieta, terroristi dello sgarro e integralisti dei grammi di cibo da consumare o delle ore di palestra da fare, il tutto durerà finché resisterete. Perché il punto critico non è non sgarrare mai, ma imparare a sgarrare e fermarsi per tempo, prima che lo sgarro diventi la normalità.
Cambiare non è facile né automatico. Se per tanto tempo si è agito e vissuto in un certo modo è perché ci sono dei fattori favorenti che mantengono una certa condizione e ne fanno un'abitudine. E per quanto si possa essere pieni di buoni propositi, non sarà semplice scardinare la vecchia routine e imbroccare la giusta via. E' molto importante esaminare tutti i fattori che favoriscono il restare in una determinata situazione. Cambiare, inoltre, significa esplorare nuovi luoghi e questo può fare molta paura. Ma se quanto avete fatto finora vi ha portati ad ingaggiare una ciclica lotta con la bilancia, cambiare profondamente è una necessità che precede e accompagna la modifica fisica che tanto cercate. Non sto dicendo che siano più funzionali diete in cui si perde peso molto lentamente rispetto a diete in cui il dimagrimento è rapido: dico che sono efficaci percorsi in cui il cambiamento di alimentazione e attività fisica entrano a far parte della propria nuova vita e non la lasciano più.

QUINDI COSA FARE?
Tradotto in pratica, significa che: vanno evitate tutte le diete drastiche da fame e troppo lontane dalle proprie abitudini (salvo specifiche patologie), che non prevedano dei momenti di pausa con i propri cibi preferiti (quindi niente diete delle riviste o delle amiche o di testa vostra, ma fatevi sempre personalizzare il percorso. Per quanto vi sentiate degli esperti, sulla base del vostro vissuto o di letture su internet, è sempre meglio affidarsi a un professionista serio); bisogna evitare di mettersi a dieta senza contemplare alcuna modifica dell'attività fisica; va evitato, soprattutto all'inizio, uno sport non amato o che è troppo pesante per l'attuale condizione fisica; va evitato il pensiero che iniziata la dieta non si potrà più mangiare un determinato alimento o che ci siano dei cibi "proibiti" (a meno di specifiche patologie), assaggiati i quali poi sarà lecito mandare tutto all'aria; vanno abbracciate la moderazione, la costanza e la pazienza, che mettono al centro il corpo come un qualcosa di cui avere cura e rispetto, non un oggetto da disprezzare e vessare affinché perda peso e finché non sarà come lo si desidera; va sperimentato il benessere percepito fisicamente e mentalmente, dopo una lunga camminata (o qualsiasi altra attività di vostro gradimento) e un'equilibrata giornata alimentare; va accettata la fatica del cambiamento ma apprezzato e valorizzato tutto il benessere che ne deriva oggi stesso (e non solo l'effetto dei chili che si saranno persi domani).

Ecco perché non bisogna chiamarla "dieta" ma "percorso di cambiamento", al centro del quale c'è innanzitutto il rapporto col proprio corpo
Non iniziate nessuna "dieta" prima di aver ben focalizzato questi aspetti.
Il discorso non si esaurisce qui e richiede di rivedere anche un altro aspetto molto importante, che è il proprio rapporto con il cibo.

Ma di questo parleremo nelle prossime puntate.

 

La foto di questo post è di Julia Manzerova su Flickr